“Da questa mattina abbiamo deciso di entrare in sciopero della fame”. L’annuncio è dato direttamente da tre deputati di Fratelli d’Italia, Salvatore Caita, Paolo Trancassini e Riccardo Zucconi. “Oltre all’appartenenza a FdI siamo accomunati dal fatto di essere ristoratori nella vita. E quest’ultimo Dpcm porta alla fame i ristoratori”, spiegano in una conferenza stampa. “E’ un modo – proseguono – per mettere pressione al premier Conte, affinché venga immediatamente in aula, ma non con slogan o per fare una comparsata da ‘stella di prima serata’, ma per prendere impegni seri su come aiutare le aziende e dare una mano ai lavoratori”.
I parlamentari argomentano: “Noi ristoratori di FdI abbiamo deciso di adottare questa protesta pacifica”, perché nell’ultimo Dpcm “non c’è strategia, non va al cuore del problema. Non c’è nulla sui trasporti e nulla per la risposta sanitaria. Ma si decide di colpire chi produce, la filiera della ristorazione ma anche altre categorie che oggi, di fatto, sono chiuse”. “La gente ha paura del futuro, perché quello che è andato in onda è uno show di prima serata. Ce lo ricordiamo tutti la ‘potenza di fuoco’… Ma non è arrivata. Ci sono cittadini che aspettano ancora la Cig di maggio e perciò hanno il terrore di quello che accadrà”, aggiungono Caiata, Trancassini e Zucconi. Che concludono: “Da oggi facciamo sciopero della fame, rimaniamo a Montecitorio, nella nostra sala del gruppo, h24 a disposizione di chi vuole condividere questa battaglia. La filiera del turismo, i bar e i ristoranti dovevano avere un’attenzione diversa da quella avuta”.
“E’ inaccettabile che intere categorie siano letteralmente schiacciate da scelte sciagurate del governo. E’ per questo motivo che ho deciso, insieme ai colleghi Trancassini e Caiata, di iniziare oggi uno sciopero della fame. Non sono bastate le proteste, non è stato sufficiente che decine di migliaia di attività mettessero i sigilli per scuotere le coscienze: è arrivato dunque il momento di passare a fatti concreti. Abbiamo chiesto che ci fossero chiusure mirate e circoscritte alle zone in difficoltà; abbiamo chiesto – e mai ottenuto – che si adottasse un criterio in base al quale chi avesse rispettato le misure di sicurezza, avrebbe potuto rimanere aperto; abbiamo chiesto un sostegno particolare del governo per le persone fragili e gli anziani, con una mirata assistenza domiciliare; abbiamo chiesto infine un sostegno concreto a fronte delle numerose limitazioni alle aziende, così come è stato fatto in altre nazioni come Francia e Germania: sostegni a fondo perduto per mantenere in vita le aziende del paese. Risultato? Niente. Noi non cesseremo questo sciopero finchè il governo non darà un reale sostegno a tutti gli imprenditori che sta costringendo a chiudere e resteremo a Montecitorio a disposizione di segnalazioni e proposte da parte di tutte le categorie interessate. È arrivato il momento di mettersi in gioco per sostenere tutte le aziende italiane messe in crisi dai continui Dpcm del governo Conte”.